Innanzitutto, forse positivo perché, tale tensione cinese può portare l’Europa e l’America a fermare l’aumento dei tassi di interessi per non incorrere in un “crunch credit” catastrofico, ovvero in una forte restrizione dell’offerta del credito da parte degli intermediari bancari nei confronti della clientela.
Ammontano a 340 miliardi di dollari i debiti che hanno sommerso Evergrande, il colosso immobiliare cinese che ha presentato istanza al tribunale di Manhattan per sottoporsi all’applicazione del Chapter 15 della legge fallimentare americana.
Sebbene non si tratti formalmente di fallimento – anzi, la società punta a rimettersi in carreggiata entro tre anni – le conseguenze rischiano di diventare devastanti per la Cina e il resto del pianeta.
Il settore immobiliare cinese è stato a lungo considerato un motore di crescita vitale per la seconda economia mondiale e ha rappresentato fino al 30% del pil del Paese. Ma il primo default di Evergrande, avvenuto nel 2021, ha provocato un’onda d’urto nei mercati immobiliari cinesi. Il default della societá è arrivato dopo che Pechino ha iniziato a dare un giro di vite all’eccessivo indebitamento dei costruttori, con l’obiettivo anche di contenere l’impennata dei prezzi delle abitazioni. Di recente, un altro colosso immobiliare cinese, Country Garden, ha avvertito che “prenderá in considerazione l’adozione di varie misure di gestione del debito”, alimentando le speculazioni sul fatto che l’azienda potrebbe prepararsi a ristrutturare il proprio debito mentre lotta per raccogliere liquiditá.
Evergrande è stato l’emblema del sogno cinese per la classe media. Man mano che l’economia si sviluppava, tutti volevano comprare casa. I cittadini più abbienti ne hanno comprate anche più di una e sul mercato si è generata una bolla immobiliare: i prezzi salivano per la convinzione che sarebbe stato possibile rivendere in futuro a quotazioni ancora più alte.
Il caso Evergrande è così grave, che in molti lo stanno paragonando al crac di Lehman Brothers nel 2008. Per fortuna, non sarebbe così. Il sistema finanziario cinese non risulta ancora altamente integrato con il resto del mondo, contrariamente agli Stati Uniti di quindici anni fa.
Ed Evergrande non è l’unico caso grave in Cina. Country Garden rischia di andare in default su 200 miliardi di dollari di debiti. A catena, la bolla immobiliare scoppiata farebbe implodere qualcosa come almeno 1.000 miliardi di dollari di indebitamento, il 6% del PIL cinese. Tra l’altro, se questo dovesse rallentare, le materie prime sui mercati internazionali ne risentirebbero immediatamente.