Settembre, tradizionalmente uno dei mesi più complicati per le borse, non ha deluso le aspettative storiche. Dopo un’estate piuttosto positiva, i mercati azionari globali hanno vissuto settimane caratterizzate da volatilità e cautela, tra dati macroeconomici altalenanti e incertezze sulle mosse delle banche centrali.
Europa: debolezza, ma anche opportunità
In Europa, gli indici hanno mostrato un andamento sottotono. Il Stoxx Europe 600 e l’Euro Stoxx 50 hanno registrato leggere correzioni, penalizzati soprattutto dai settori sanitario e industriale. A pesare, oltre al contesto macro globale, è stata anche la stagionalità: settembre è storicamente un mese negativo per i listini europei, e la statistica si è ripetuta.
Eppure, nonostante la correzione, molti analisti vedono nell’Europa un terreno fertile per chi guarda al medio periodo. Alcuni grandi gestori internazionali hanno sottolineato che le valutazioni restano interessanti e che i capitali esteri continuano a guardare con favore al Vecchio Continente. Goldman Sachs, ad esempio, ipotizza ancora un potenziale rialzo dei listini europei nei prossimi 12 mesi, anche se un euro troppo forte potrebbe smorzare i margini delle aziende esportatrici.
Stati Uniti: l’incognita della Fed
Negli Stati Uniti, Wall Street ha oscillato tra speranze e timori. Da un lato, gli investitori hanno accolto con favore l’idea di possibili tagli ai tassi d’interesse nei prossimi mesi; dall’altro, i dati macroeconomici non sempre convincenti hanno alimentato i dubbi sul ritmo con cui la Federal Reserve agirà.
Il mercato sembra credere a un allentamento della politica monetaria, ma la Fed continua a muoversi con prudenza, attenta a non riaccendere pressioni inflazionistiche. In questo contesto, i titoli ciclici — tecnologia, finanza, beni discrezionali — restano quelli più interessanti, a patto che l’economia statunitense eviti la recessione.
Obbligazioni: rendimenti in movimento
Sul fronte obbligazionario, settembre ha visto movimenti contenuti ma significativi. Negli Stati Uniti, l’aumento dell’offerta di Treasury ha spinto leggermente verso l’alto i rendimenti a lungo termine. In Europa e nel Regno Unito, invece, le dinamiche sono state più legate alle aspettative sulle banche centrali. A Londra, ad esempio, i rendimenti dei gilt sono saliti, mentre Pimco ha iniziato a scommettere su un raffreddamento dell’inflazione britannica, che potrebbe aprire la strada a tagli dei tassi più decisi da parte della Bank of England.
Valute e materie prime
Il dollaro ha mantenuto una posizione di forza relativa, sostenuto dall’attesa delle prossime mosse della Fed. Sul fronte energetico, il petrolio ha vissuto giornate di rialzo, complice la sorpresa di scorte più basse del previsto negli Stati Uniti, mentre l’oro ha ceduto terreno in un contesto di maggior propensione al rischio.
Uno sguardo avanti
Nel complesso, settembre 2025 ha rappresentato un mese di consolidamento e attesa. Gli investitori si trovano davanti a un bivio: da una parte, valutazioni ancora sostenute e rischi macro (guerre commerciali, inflazione residua, tensioni geopolitiche); dall’altra, l’ipotesi che le banche centrali possano gradualmente ridurre la stretta monetaria, sostenendo così l’attività economica.
Per i prossimi mesi, la parola d’ordine sembra essere selettività: privilegiare aziende solide, con bilanci forti, e guardare con attenzione ai mercati emergenti, che oggi appaiono più interessanti rispetto a quelli statunitensi. Nel frattempo, occhi puntati sui dati sull’inflazione e sulle decisioni di Fed, BCE e Bank of England, che resteranno i fari in grado di guidare l’orientamento dei mercati globali.

